8 luglio: Giornata Mondiale del Mediterraneo

Il Mediterraneo da culla della civiltà si è trasformato in cimitero più grande d’Europa. Crocevia di culture, teatro di scambi, cornice dove sono germogliate le idee, oggi è diventato piuttosto una barriera che divide e separa quando non ultima destinazione per quanti cercano condizioni di vita più dignitose lontani dalla loro terra. 

Dall’inizio dell’anno tra i migranti sono 628 le vittime di cui il Mediterraneo ha restituito un corpo o una traccia: cifre dietro le quali ci sono vite spezzate. Il Mediterraneo inghiotte illusioni e storie di persone che avrebbero potuto avere un destino diverso, se solo avessero avuto l’opportunità di scrivere un altro finale, senza neppure dover lasciare il loro Paese, il loro affetti e le loro radici.

La maggior parte dei migranti sbarcati in Italia proviene dai Paesi dell’Africa settentrionale e subsahariana: la Tunisia innanzitutto, seguita da Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio, Senegal, Mali, Eritrea e Sudan.

L’8 luglio, Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, è l’occasione per accendere i riflettori sui problemi geopolitici dell’area mediterranea e onorare la memoria di tutti i caduti del nostro mare: i migranti, ma anche i pescatori, i marinai e tutte le persone che nel mare avevano riposto fiducia per inseguire una speranza o un sogno. 

Una giornata della memoria che però vuole anche essere il pretesto per ragionare su un futuro diverso per chi è costretto a partire. Con questa logica, Missioni Don Bosco vuole sostenere il diritto di quanti non vogliono sradicarsi, offrendo loro una chance per rimanere. Nasce da questa convinzione il progetto agricolo legato alla campagna Stop Tratta nella regione di Tambacounda, in Senegal, uno dei nodi del traffico di esseri umani attraverso l’Africa subsahariana verso l’Europa. Recentemente è stato inaugurato un piccolo ufficio progetti di Don Bosco 2000, un’associazione che si occupa di migrazione in Italia e di prevenzione alla migrazione in ambito internazionale, in stretta collaborazione con Missioni Don Bosco e il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). L’obiettivo è quello di creare opportunità di impiego concrete promuovendo la micro-imprenditorialità giovanile in ambito turistico, artigianale e agricolo. Una di queste iniziative che abbiamo deciso di sostenere prevede la realizzazione di un orto nel villaggio di Nettebolou in cui sono coinvolti 4 ragazzi della zona potenziali migranti e un giovane migrante di ritorno, sulla base di un protocollo operativo messo a punto da Don Bosco 2000 nella logica della Cooperazione Circolare, che ridefinisce il ruolo dei migranti rientrati nel Paese d’origine nei termini di “cooperanti circolari” e tutori nell’ambito di iniziative contro la tratta.

Un circolo virtuoso che valorizza le persone e le competenze, non spezza le radici e restituisce al viaggio attraverso il Mediterraneo il suo senso di esperienza di conoscenza, di formazione e di scambio.

 

La traversata del Mediterraneo è solo l’ultima parte di un viaggio lungo e pericoloso

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