A Nettebolou e a Wassadou due orti gestiti da migranti di ritorno

A Nettebolou, un villaggio vicino a Tambacounda, grazie all’aiuto dei benefattori di Missioni Don Bosco, abbiamo sostenuto l’avvio di un orto coltivato da Adama, un giovane senegalese di 25 anni. Il progetto ci è stato presentato dall’Associazione Don Bosco 2000-presidio VIS con sede in Sicilia, fondata e gestita dai cooperatori salesiani di Catania.

Ci hanno invitato all’inaugurazione dell’orto. Una festa in piena regola a cui hanno partecipato un centinaio di persone: il sindaco del comune, il capo del villaggio, l’imam islamico, i responsabili di aziende agricole della zona, la famiglia allargata di Adama che è fatta di molti figli e nipoti di uno stesso padre… la poligamia nelle zone rurali è ancora ampiamente praticata, favorita anche dalla religione islamica.

Lunghi discorsi di tutte le autorità, preghiera dell’imam, taglio del nastro e mega pranzo a base di pecora. Tutti seduti per terra su stuoie e con un enorme piatto colmo di una pasta di mais insaporita dalla carne (poca) e dal sugo della pecora. Ovviamente si mangia con le mani. Non ero proprio a mio agio, ma la compagnia piacevole e la sincera e semplice accoglienza di queste persone che quello che avevano l’hanno condiviso con tutti, hanno fatto superare l’imbarazzo di succhiarsi le dita dopo aver messo in bocca un po’ di cibo. Paese che vai, usanza che trovi!

La cosa bella è che questi orti di circa un quarto di ettaro, poiché sono irrigati da un pozzo alimentato da pannelli fotovoltaici, permettono di coltivare ortaggi per la famiglia e anche da vendere al mercato soprattutto nella stagione secca, in cui la terra generalmente non viene coltivata.

Quello di Adama non è l’unico orto già realizzato, c’è n’è un altro a Wassadou, villaggio sparso nella savana senegalese vicino al grande fiume Gambia dove abbiamo visto gli ippopotami, i varani, le scimmie, tanti uccelli acquatici. Un ambiente naturale fantastico.

La particolarità di questo secondo orto è che viene gestito da due giovani senegalesi, migranti di ritorno. Sono giovani arrivati in Italia con i barconi, accolti dall’associazione Don Bosco 2000 a Catania. Hanno accolto la proposta di rientrare nel proprio paese di origine, aiutati in questa start up di impresa agricola. Un esempio per tanti altri migranti, ed aggiungo io, anche per le istituzioni pubbliche che possono favorire questo rientro in patria e ridurre l’immigrazione irregolare. Bravi, questi cooperatori salesiani, e bravissimi i volontari che si mettono a disposizione per offrire un po’ del loro tempo e della loro competenza professionale ai figli della terra senegalese. In particolare Filippo, un giovane agronomo siciliano, entusiasta di essere in Senegal e poter trasmettere quello che ha studiato e che sperimenta ogni giorno nella sua azienda agricola in Sicilia ad altri giovani come lui, ma meno fortunati.

Giampietro Pettenon

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