Anche questa volta, cominciamo da un oratorio

Viaggio missionario in Gambia

Il clima a Kunkujang è caldo di giorno ma fresco la notte. Si dorme proprio bene. E prima di andare a dormire uno spettacolo impagabile lo offre il cielo stellato. Da restare a bocca aperta! Dopo il tramonto, nel silenzio del bush, senza inquinamento luminoso perché l’energia elettrica a Kunkujang non c’è, senza i fanali delle auto che da queste parti di notte non passano perché le piste sono praticabili di giorno quando si vedono bene buche e rami da schivare, starsene in silenzio qualche istante ad ammirare il cielo è una bellissima forma di preghiera.

La comunità salesiana è un chiaro esempio di internazionalità. Sono quattro confratelli, di cui tre sacerdoti ed un studente di teologia. Padre Piotr, il direttore, è un missionario polacco che dopo quindici anni passati in Ghana ha accettato di fondare questa nuova presenza. Padre Juan Carlos, il parroco, è anch’egli un missionario proveniente dal Perù con una ventennale presenza nelle opere salesiane dell’Africa occidentale. C’è poi padre Peace, africano della Nigeria, che svolge il compito di economo e vice parroco. Infine Sheldon, il giovane studente, è un indiano di Mumbai che si è reso disponibile per fare il missionario in Africa e ci è già giunto per completare gli studi teologici e così diventare sacerdote. Quattro confratelli, provenienti da quattro diversi paesi, di quattro diversi continenti. “Vivere e lavorare insieme è per noi salesiani un’esistenza fondamentale” dice la nostra Regola di Vita, ma è anche una sfida, aggiungo io, ed una vera testimonianza di vita cristiana!

L’opera pastorale che ci è stata affidata è proprio salesiana: una parrocchia di circa cinquemila fedeli sparsi in ventidue comunità più o meno lontane dal villaggio e una grandissima scuola, dalla materna alle superiori, frequentata da duemila studenti.

La missione è stata fondata nel 1972 dai padri della precedente congregazione, quindi ha quasi cinquant’anni…  e li dimostra tutti! Infatti negli ultimi dieci anni i padri missionari, anziani e pochi, non hanno più visitato molto le cappelle sparse nel bush – la savana abitata – hanno trascurato la formazione dei docenti della scuola e non hanno più seguito la manutenzione degli edifici. Il lavoro dunque non manca. E i nostri confratelli salesiani in questi primi pochi mesi di presenza in Gambia si sono subito rimboccate le maniche. Vivendo giorno dopo giorno insieme alla gente del posto, visitando tutte le comunità cristiane, animando e assistendo i ragazzi della scuola, affiancandosi ai docenti, con semplicità e tanta disponibilità stanno conoscendo i luoghi, le persone, le situazioni, i problemi e le priorità su cui concentrare le forze. Sì perché fare tutto e subito immaginando un’opera con impronta salesiana, come altre che hanno decenni di vita, sarebbe una pia illusione. Ci vuole tempo e tanta dedizione.

Nel dialogo con i salesiani è emerso che la priorità che si sono dati è l’apertura dell’oratorio. Unica struttura educativa rivolta ai giovani, che in questa missione non c’era. Anche questa volta, come fece Don Bosco a Valdocco nella Torino di metà Ottocento, cominciamo da un oratorio.

Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco

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