Il Sud Sudan è uno dei Paesi più poveri al mondo

3 maggio 2018

Viaggio missionario in Sud Sudan – 3° tappa

Buongiorno cari amici,

siamo passati dal Kenya al Sud Sudan. L’arrivo all’aeroporto internazionale di Juba, la capitale del paese, ci dice subito dove siamo capitati. La stazione dell’aeroporto è costituita da due tensostrutture di quelle che da noi si usano per i capannoni delle fiere e delle sagre paesane. In una ci sono i banchi dei check-in (scordatevi di vedere qualche sistema automatico…si scrive a penna e il bagaglio viene pesato su una bilancia familiare, di quelle che ci sono nei nostri bagni di casa…). Gli arrivi sono sull’altra tensostruttura. Non ci sono barriere che aiutano le file di persone, tutti si buttano a pesce sugli sportelli della dogana per il controllo passaporti che è dentro una baracca da cantiere. All’arrivo poi dei bagagli si assiste ad un vero e proprio assalto alla diligenza. Non esistono nastri trasportatori per le valigie. Arriva un carretto spinto da due operatori e appena entra, tutti si precipitano a cercare la propria valigia… risultato: il caos totale.

Capiamo che non siamo entrati in un paese in cui l’organizzazione e i servizi pubblici che funzionano sono il fiore all’occhiello.

Effettivamente il Sud Sudan è uno dei paesi più poveri al mondo. È uno stato giovane che ha raggiunto l’indipendenza dal Sudan solo nel 2011, dopo anni di guerra civile che ha prostrato la popolazione e creato milioni di profughi e sfollati nei paesi circostanti. Si sperava che con l’indipendenza la situazione migliorasse, ma non è stato così. Solo due anni dopo, nel 2013, è scoppiata la guerra civile per questioni tribali. Il presidente della Repubblica di etnia dinca, e il Vicepresidente di etnia nuer, si sono dichiarati guerra e così sono anni che massacri e scontri interni si susseguono, lasciando morti e miseria ovunque.

Noi salesiani siamo presenti in Sud Sudan con quattro opere, delle quali la principale si trova nella capitale Juba. Il vescovo, appena ottenuta l’indipendenza e sperando in futuro di sviluppo, ci ha messo a disposizione una vasta area alla periferia della città, oltre il fiume Nilo Bianco. Si tratta di un grande quadrato che misura un chilometro per lato. Fate i conti e vedrete che l’area misura ben 100 ettari di terra. È tutta recintata e vi si accede solo attraverso dei portoni che le guardie aprono al mattino, chiudono dopo il tramonto, e durante la notte presidiano il perimetro…. un po’ come una grande caserma militare. Non c’è da stupirsi di tutta questa sicurezza, perché i sequestri di persona, le rapine, gli stupri donne sole e gli omicidi sono, purtroppo, la realtà di tutti i giorni.

Anche noi incontriamo un gruppo di donne con i bambini piccoli (sono in tutto una ventina di persone) che vengono a dormire sotto il portico della scuola elementare perché si sentono al sicuro durante la notte, dopo che nelle loro capanne qualche mese fa sono arrivati uomini armati che hanno violentato tutte le donne e le ragazzine. Sono racconti impressionanti per chi non è abituato a fare i conti tutti i giorni con storie drammatiche come questa, ed altre che ci vengono raccontate.

Giampietro Pettenon

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