Investire nell’educazione, è investire sulla pace

Cari amici,

la nostra visita alle opere salesiane del Ruanda è iniziata da Butare, nel sud del Paese, ma ora ci avviciniamo alla capitale.

Ad una trentina di chilometri in direzione della Tanzania, ad est, c’è il lago di Muhasi, incuneato in un lungo fondovalle stretto e tortuoso. Li, dalla fine degli anni ’60, i salesiani hanno una proprietà proprio in riva al lago, che hanno destinato a casa di soggiorno per campi scuola e ritiri spirituali. Il silenzio, le acque tranquille, gli uccelli variopinti che nidificano sui canneti a bordo dell’acqua e che ti accompagnano nella meditazione con il loro canto, sono gli ingredienti di questo pezzo di Paradiso.

Siamo però in una zona rurale in cui la strada asfaltata non è ancora arrivata. Molti ragazzi di quella zona non frequentano la scuola per mancanza di mezzi di trasporto e a causa della povertà della famiglia. Per questo i salesiani hanno avviato ormai da una ventina d’anni un bel centro di formazione professionale frequentato da circa 200 giovani. Una parte di loro vive sulla riva opposta del lago. Per loro è stato istituito un servizio di traghetto con una bella barchetta che in pochi minuti permette di passare da una parte all’altra del lago. Così questi ragazzi non sono ulteriormente isolati, ma accedono anch’essi alla formazione professionale.

In Ruanda i corsi di formazione professionale durano ordinariamente un anno. Ma in quel centro durano invece due anni, e per alcuni allievi anche tre anni. Molti ragazzi e ragazze di quindici, anche diciotto anni, si iscrivono ma non sanno leggere e scrivere. Per questi allora vi è un anno propedeutico di alfabetizzazione. Poi iniziano i corsi di cucina, di costruzioni e di sartoria. I contenuti da trasmettere sono i medesimi degli altri corsi di formazione del paese, ma qui bisogna andare piano perché i ragazzi hanno difficoltà di apprendimento, che solo con la pazienza e la costanza di un percorso biennale si possono superare.

Continuiamo il nostro viaggio verso la capitale e arriviamo a Kigali, nel quartiere popolare di Gatenga. Un oratorio immenso e pieno di aree verdi è a servizio di questa parte della città. Lo frequentano fino a duemila ragazzi ogni giorno. Anche qui troviamo la formazione professionale in pieno sviluppo. Un progetto finanziato dal governo tedesco – con la costruzione di aule e laboratori – prevede di poter raddoppiare gli allievi ed offrire un tirocinio pratico accanto al centro di formazione professionale, nel settore turistico alberghiero. Si, perché nel progetto è contemplato anche un piccolo hotel immerso nella natura, nel quale potranno esercitarsi i nostri allievi.

Arriviamo infine al centro della città, in un elegante quartiere residenziale dove ha sede la casa madre dei salesiani in Ruanda, cioè la prima opera salesiana fondata dai figli di Don Bosco. Siamo nel 1964. Il Ruanda era, insieme a Burundi e Congo, una colonia del Belgio e da Lubumbashi un gruppo di missionari belgi sono invitati da un re locale ad aprire una scuola a favore dei ragazzi del Ruanda. Il re mette a disposizione un ampio appezzamento di terra. A quel tempo non era sufficiente avere il terreno per le costruzioni e i cortili, ci voleva anche una zona da coltivare per dar da mangiare ai ragazzi. Nasce così la scuola di Kimihurura, ancor oggi molto conosciuta ed apprezzata dalla gente della capitale. La frequentano più di 600 ragazzi e ragazze della scuola materna, elementare e superiore. C’è anche il convitto scolastico maschile che ospita 200 ragazzi della scuola superiore. Nei giorni della nostra visita è stata pubblicata la graduatoria delle migliori scuole superiori del Ruanda. La nostra scuola salesiana si è piazzata fra le prime cinque nel settore della matematica. Una grande soddisfazione ed un riconoscimento pubblico allo sforzo quotidiano di salesiani ed insegnanti laici che con amore e tanta competenza preparano i ragazzi migliori del paese.

Visitando la scuola abbiamo trovato in una zona un po’ appartata, una stele con 71 nomi scritti e divisi per categoria e per cognome. Ci sono nomi di insegnanti e cognomi di intere famiglie. Sono le vittime del genocidio del 1994 che furono uccise proprio nell’opera salesiana. È un fatto tristissimo accaduto nei primi giorni dall’inizio di quella follia umana che ha visto fratelli ammazzarsi senza pietà. In passato, ci racconta il direttore della casa, quando scoppiavano rivolte e scontri etnici molti cattolici erano soliti rifugiarsi nelle chiese e nei conventi finché non fosse cessato il pericolo e le acque si fossero calmate. Così avvenne anche ad inizio di aprile del ’94, ma dopo una settimana questi rifugiati, nascosti dai salesiani, vennero trovati e trucidati sul posto.

In quanti luoghi troviamo queste lapidi con lunghi elenchi di nomi! Sono persone morte a causa di altre persone, non per catastrofi naturali. Nella mia terra natia, il Veneto, ogni paese ha un monumento ai caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Per non dimenticare. Per ricordarci che il male può sempre ripresentarsi fra noi.

Mi ha però consolato trovare nella scuola salesiana a Kigali, vicino alla lapide dei morti, una scritta di speranza che ci incoraggia molto nel nostro servizio educativo a vantaggio della gioventù: INVESTIRE NELL’EDUCAZIONE, É INVESTIRE SULLA PACE.

È con questo augurio che riprendiamo la strada di casa e facciamo rientro in Italia.

Giampietro Pettenon


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