La prima partenza di missionari salesiani: cosa disse loro Don Bosco?

di Pier Giuseppe Accornero L’11 novembre 1875 nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Giovanni Bosco benedice la prima spedizione missionaria salesiana – destinazione l’Argentina e la Patagonia – capitanata da don Giovanni Cagliero (di Castelnuovo d’Asti, diocesi di Torino). È composta da altri 5 sacerdoti:
  • Giacomo Allavena
  • Giovanni Battista Baccino (di Giusvalla, provincia di Savona e diocesi di Acqui Terme)
  • Valentino Cassini (Gabiano, provincia di Alessandria, diocesi di Casale Monferrato)
  • Domenico Tomatis (Trinità, provincia di Cuneo, diocesi di Mondovì)
e da 4 cooperatori laici:
  • Stefano Belmonte, musico ed economo;
  • Vincenzo Gioia, cuoco e maestro calzolaio;
  • Bartolomeo Molinari, maestro di musica vocale e strumentale;
  • Bartolomeo Scavini, maestro falegname.

I 10 scelti da don Bosco trascorrono l’estate 1875 a studiare lo spagnolo

In ottobre vanno a Roma da Pio IX, anziano e acciaccato: «Ecco un povero vecchio. Dove sono i miei piccoli missionari? Voi dunque siete i figli di don Bosco, e andate a predicare il Vangelo in Argentina. Avrete un vasto campo per fare del bene. Spandete in mezzo a quei popoli le vostre virtù. Desidero che vi moltiplichiate, perché grande è il bisogno e molte sono le genti a cui annunciare il Vangelo». In 144 anni partono oltre 11 mila salesiani e oltre 3.500 salesiane. In alcuni periodi anche due spedizioni all’anno, ma durante le due guerre mondiali si azzera il numero dei partenti, di solito varie decine. Nella Grande Guerra nessuno nel 1915-16; 8 nel 1917; 9 nel 1918. Il flusso riprende con 31 nel 1919.

Giovedì 11 novembre 1875 nella grande basilica

Dopo il canto dei Vespri e del Magnificat, don Bosco sale sul pulpito e traccia il programma apostolico dei partenti. Anzitutto gli emigrati italiani – moltissimi piemontesi – in Argentina. Raccomanda «la posizione dolorosa di molte famiglie italiane. Voi troverete un grandissimo numero di fanciulli e anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, che la miseria e la sventura portò in terra straniera». È l’Italia cacciata da casa dai cattivi raccolti, dalla tassa sul macinato, dalla pellagra. Hanno venduto tutto per pagarsi il viaggio in piroscafo. Tra il 1871 e il 1875 ogni anno 95 mila emigranti verso l’Europa, 25 mila verso le Americhe. A fine secolo sono ogni anno 161 mila verso l’Europa e altrettanti verso le Americhe. In un secondo tempo l’evangelizzazione della Patagonia: «In questo modo diamo inizio a una grande opera, non perché si creda di convertire l’universo intero in pochi giorni, no! Ma chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non abbia da produrre un gran bene?».

Don Bosco abbraccia a uno a uno i 10 missionari

I partenti attraversano la basilica pressati dai giovani e dagli amici. Dalla porta uno spettacolo grandioso: la piazza e le vie adiacenti gremite di folla, le carrozze in attesa, le lanterne nella notte. Don Giovanni Battista Lemoyne, primo biografo, chiede a don Bosco: «Comincia ad avverarsi l’ Inde exibit gloria mea, Di qui uscirà la mia gloria”?». «È vero». Pochi mesi prima aveva detto: «Che cos’è nel mondo il nostro oratorio di Valdocco? Un atomo. Eppure ci dà tanto da fare, e da questo cantuccio si pensa a mandare gente di qua e di là. Oh bontà di Dio!».

Ogni partente reca un foglietto con «venti ricordi speciali»

Il fondatore li aveva tracciati a matita sul taccuino di ritorno da un viaggio e li aveva fatti ricopiare per tutti: «Cercate anime, non denari, né onori, né dignità; prendete speciale cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini; fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini; fra voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, non portatevi né invidia né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti, le pene e le sofferenze di uno siano pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle; nelle fatiche e nei patimenti, non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in Cielo». A don Cagliero, capo-spedizione, don Bosco scrive: «Fate quello che potete, Dio farà quello che non possiamo far noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli». Li accompagna fino a Genova dove il 14 novembre si imbarcano sul piroscafo francese «Savoie». Un testimone vede don Bosco era tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime.

A Buenos Aires gli emigrati italiani abbondano

Tre anni dopo, nel 1877 i Salesiani nel Barrio Almagro inaugurano la chiesa parrocchiale, le scuole di arti e mestieri, l’oratorio. Nella cappella di Sant’Antonio nel 1908 nasce la squadra di calcio San Lorenzo de Almagro dal nome del fondatore, il salesiano don Lorenzo Massa, squadra che furoreggia nel campionato argentino. Nel 1929 – dopo aver fatto il suo dovere in guerra – Giovanni Angelo Bergoglio, la moglie Rosa Margherita Vassallo e il figlio 21enne Mario Giuseppe Francesco raggiungono Genova ma, a causa di un contrattempo, non salpano sulla motonave «Principessa Mafalda» – che naufraga nell’Atlantico provocando un centinaio di morti – bensì si imbarcano sulla «Giulio Cesare» e raggiungono l’Argentina, colpita da una crisi economica devastante. La famigliola si stabilisce a Paranà, 800 chilometri da Buenos Aires: Giovanni, Rosa e Mario nel 1932 si trasferiscono nella periferia della capitale, nel Barrio Flores che confina con il Barrio Almagro, dove c’è l’oratorio salesiano. Il 17 dicembre I936 nasce Jorge Mario Bergoglio ed è battezzato la notte di Natale dal salesiano Enrique Pozzoli. Il 13 marzo 2013 è eletto Vescovo di Roma: è Papa Francesco.   Domenica 29 settembre 2019 a Maria Ausiliatrice – là dove tutto è partito – il rettor maggiore don Ángel Fernández Artime – che è stato lungo tempo in Argentina prima di diventare il 10° successore di don Bosco –  consegnerà il Crocifisso a 36 missionari della 150ª spedizione.

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