Riscriviamo il futuro dei bambini peruviani

Era il 16 luglio 2020, un anno fa, quando scrivemmo, grazie agli aggiornamenti arrivati dai salesiani, riguardo la complessa situazione relativa all’emergenza sanitaria in Perù. Purtroppo oggi la situazione su questo fronte non è cambiata, il Perù risulta ancora il primo paese al mondo per mortalità pro-capite con oltre 195 mila morti, la carenza di ossigeno è insostenibile e i vaccini scarseggiano, in un paese dove il sistema sanitario pubblico è a pagamento.

Oltre all’emergenza sanitaria, si riescono già a intravedere le conseguenze dell’emergenza sociale ed educativa che colpisce come sempre le persone più deboli, inclusi i ragazzi e le ragazze, i giovani, in un paese in cui il 42% della popolazione ha un’età compresa tra 0 e 24 anni.

“La pandemia causata dal Covid-19 ha colpito tutti i settori di attività sociale, economico ed educativo; l’istruzione è stato il primo servizio sospeso (…) e questo non solo ha generato un cambiamento per gli studenti, ma anche per gli insegnanti e in generale per tutto il personale che fa parte dell’istituzione educativo”, si legge in una delibera governativa del 9/06/2021 in cui si elencano le nuove misure nazionali per gli istituti scolastici peruviani, ovvero: formula ibrida, scuole aperte solo per alcuni corsi o programmi.

In un paese in cui “la società vede gli adolescenti e i giovani con paura, come qualcosa di pericoloso che può danneggiarli… ci siamo abituati a vederli sdraiati per strada, che si drogano o si ubriacano. Per molto tempo l’adolescente è stato visto come il futuro del paese e, pertanto, era uno dei gruppi più protetti della società. Sono stati fatti investimenti nell’educazione e nella formazione. A partire dagli anni ’80, sono diventati il settore più vulnerabile. Non ci sono più politiche per questo settore e oggi abbiamo molti giovani fuori dal sistema, senza progetti di vita.”, afferma Don Manuel Cayo, SDB, Ispettore del Perù, ad Info Ans. Secondo i dati di Unicef, “la percentuale di bambini, adolescenti e giovani che vivono in povertà in Perù è aumentata dal 26,9% dal 2019 al 39,9% nel 2020, come conseguenza diretta della pandemia. Ci sono più di due milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non studiano, né lavorano.”

Il lavoro dei salesiani di Fundacion Don Bosco a Piura, Arequipa, Cusco, Misiones de la Selva, Lima, Chosica e Callao, è uno spiraglio di speranza: stanno aiutando 40.500 famiglie in estrema difficoltà inviando cibo e altri beni di prima necessità per affrontare questa emergenza infinita.

I Figli di Don Bosco lavorano ogni giorno per sostenere più famiglie possibili, famiglie bisognose come quella di Vania, bimba di 9 anni che abita in una zona povera di San Juan de Miraflores, nel distretto di Lima. La sua situazione familiare è molto difficile, la madre è incinta di 6 mesi e il padre ha perso il lavoro poiché tutti i suoi colleghi sono stati contagiati. Vania insieme ai suoi due fratelli vive in una casa di legno senza elettricità, acqua potabile e rete fognaria, con mamma e papà disperati, nonostante tutte le difficoltà, hanno sempre fatto di tutto per i loro figli, ma ora stanno perdendo tutte le speranze.

A 20 km da San Juan de Miraflores, nel Centro Don Bosco per bambini di strada, vive Carlos, nato nella regione di Cusco, fino a un po’ di anni fa la sua situazione era simile a quella di Vania. Suo padre è morto dopo anni di grave dipendenza dall’alcol e una lunga storia di violenza domestica contro la moglie. Il padre era l’unico che aveva un lavoro, faceva l’agricoltore, mentre la madre non ha mai lavorato. Alex, il fratellino più piccolo, è nato con una grave disabilità e in pochi anni le sue condizioni si sono aggravate fino a spegnersi in tenera età, per Carlos è stato molto difficile, ma nonostante la terribile situazione familiare e la mancanza di sostegno da parte della famiglia oggi riesce quasi a sognare.

Carlos frequenta il 5° semestre del corso professionale in Elettronica, è un ragazzo molto sensibile con un obiettivo chiaro: vuole diventare presto un buon professionista. Durante il periodo di totale lockdown, volenteroso di fare lavori pratici, imparare il mestiere sporcandosi le mani, ha visto sfumare il sogno e la speranza di una nuova vita, ma ora piano piano si sta riadattando, nonostante l’emergenza sanitaria in Perù non promette bene e questo lo spaventa molto.

Noi di Missioni Don Bosco vogliamo aiutare tutti bimbi delle 40.500 famiglie per poter permettere alle bambine come Vania di sognare come Carlos! Un aiuto che può fare davvero la differenza sono le borse di studio, un sostegno straordinario che permette di sollevare almeno in parte le famiglie più povere dalla preoccupazione legate al mantenimento dei figli, ma non solo. Le adozioni a distanza sono anche uno strumento fondamentale per tutelare il diritto allo studio e all’alimentazione di tanti bambini che rischiano di veder sfumare il proprio futuro.

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