Sinodo Amazzonia: “Il dietro le quinte” dei salesiani

La fotografia che qui pubblichiamo dice molto di quello che sta accadendo intorno al Sinodo speciale dedicato ai popoli dell’Amazzonia. Papa Francesco ha dato la straordinaria occasione per vescovi e popolo di Dio di ritrovarsi non solo per affrontare alcuni nodi pastorali che risulteranno decisivi per il futuro della Chiesa in quel territorio (e nel resto del mondo, possiamo attenderci) ma anche per rinsaldare le relazioni fra fratelli in Cristo che condividono responsabilità e carisma.

Dunque, sebbene caratterizzata dal tono di “documento” da affidare a un ricordo condiviso, la fotografia che ci presenta il piccolo schieramento di 15 salesiani (di cui quattro sono vescovi, uno è cardinale) e di 2 Figlie di Maria Ausiliatrice, che l’8 ottobre si sono trovati nella comunità salesiana del Vaticano, suggerisce l’interesse per come è stato costruito il grande appuntamento di questi giorni e i “retroscena” che interessano da vicino il mondo missionario.

Con loro, oltre al rettor maggiore don Ángel Fernández Artime , sono presenti il suo vicario, don Francesco Cereda , e don Franco Fontana , direttore della comunità salesiana del Vaticano.

Missioni Don Bosco nella sua ordinaria attività ha avuto modo più volte di incontrare alcuni di questi membri del Sinodo in corso. Nella Regione Amazzonica ci sono 47 comunità salesiane, 22 nelle zone urbane e 25 nelle aree rurali. In tutto sono presenti 245 salesiani,  107 nelle aree rurali e 138 in quelle urbane. Una diffusione pone la congregazione, e quindi il nostro ente, in costante relazione con le questioni che il Sinodo sta affrontando.

Incominciamo da quella che è la difesa e lo sviluppo delle comunità originarie della regione, quelle per intenderci che vivono dentro o ai margini della foresta. 15 salesiani attualmente operanti nelle 6 ispettorie della regione (due in Brasile, quelle di Campo Grande e di Manaus, le altre in Venezuela, Perù, Equador, Paraguay) sono originari di 8 diverse etnie indigene amazzoniche: Tuyuka, Desano, Traiano, Arapaso, Tucano, Baniwa, Bororo, Xavante). Con questa forza in campo i Figli di Don Bosco sono a servizio di 61 etnie indigene amazzoniche. Se brucia la foresta, bruciano anche le cappelle che consentono alle comunità di ritrovarsi.

Se considerassimo il Sinodo dei vescovi come un evento unicamente finalizzato alla difesa ambientale tuttavia commetteremmo un errore. L’intendimento del Papa e la competenza della Chiesa sono rivolti piuttosto a ragionare e pregare su quale ruolo possa svolgere la comunità cristiana in mezzo alle diverse sollecitazioni, negative e positive, che provengono da quel contesto sociale e culturale. Non a caso fra i primi interventi al Sinodo v’è stato quello di mons. Johnny Eduardo Reyes Sequera, vescovo di Puerto Ayacucho  , che ha chiesto di affrontare innanzitutto i problemi pastorali, dall’evangelizzazione alla scarsità di vocazioni. È a partire da questo che trova solidità e futuro la difesa dei diritti delle comunità locali, che peraltro già sentono la Chiesa come una loro alleata.

Missioni Don Bosco ha la fortuna di un rapporto intenso proprio con “mons. Johnny”, come si fa chiamare dagli amici, che è stato a Valdocco anche nei giorni precedenti il Sinodo insieme con mons. Pablo Modesto González Pérez, vescovo di Guasdalito.

Molti i progetti che abbiamo con loro. La condizione particolare dell’Amazzonia in questo caso è complicata dalla crisi politica e sociale del Venezuela. Il primo risiede in una zona certo meno soggetta alla repressione militare ma che per converso è molto poco servita dai servizi pubblici, a incominciare da quelli di trasporto. Il secondo vive il passaggio quotidiano di Venezuelani in fuga verso altri Paesi sudamericani alla ricerca di cibo e di libertà.

Vescovi che vivono “da dentro” i problemi di una trasformazione globale che sta dettando scelte e comportamenti dei governi sudamericani, che a noi paiono irrispettosi delle popolazioni e del loro habitat. Sia mons. Reyes sia mons. González percepiscono la forte vicinanza e il sostegno di molti osservatori e benefattori dall’Italia. Il compito di sostegno che sta svolgendo Missioni Don Bosco è anche quello di dare loro occasioni per esprimere anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa la loro esperienza.

Un grande comunicatore è il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga . Missioni Don Bosco lo incontrò in due occasioni molto significative per la missione dei salesiani: a Panama, per celebrare i 100 anni di presenza della Congregazione in quel Paese, crocevia tra sud e Nord del continente americano, e a Sidney per la giornata Mondiale della Gioventù con Benedetto XVI. Due eventi in cui si sono percepite l’attenzione speciale della Chiesa per le nuove generazioni in ogni angolo del mondo e il carisma salesiano che la trasformano in amicizia e opere. In entrambe le occasioni il cardinale seppe parlare alla mente e al cuore delle centinaia dei giovani radunati dalla Pastorale Giovanile. Certamente la sua partecipazione a questo Sinodo saprà dare uno spunto di entusiasmo in più a chi ne uscirà con il proposito di chiamare i giovani – non solo quelli della regione amazzonica – a progettare di una Chiesa ancora più coinvolta nelle sorti dei popoli.

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