Stop Tratta: tempo di bilanci ripartendo dal primo obiettivo

Galal ha riflettuto a lungo sulla sua vita e infine ha abbandonato l’idea di lasciare il suo paese per cercare nuove opportunità lontano dall’Africa. Ha deciso di rimanere in Etiopia, nel suo distretto di Saesie Tsaeda Emba, nella regione più a nord del Tigray. È una zona in cui vivono circa 245.000 persone, di cui il 98% nelle aree rurali, che dipendono da un’agricoltura di sussistenza e un po’ di allevamento di bestiame. La maggior parte di loro vive in condizioni di estrema povertà sia per lo scarso rendimento del settore agricolo, sia per la quasi totale assenza di alternative a questa vita; la condizione è aggravata dall’accesso limitato a beni e servizi di base. Nonostante ciò Galal oggi si sente fortunato perché è uno tra i giovani che, insieme ad altri uomini e donne del posto, rientrano in uno dei progetti di StopTratta per migliorare le condizioni di vita delle comunità svantaggiate di quest’area deprivata dell’Etiopia e di altri paesi dell’Africa orientale e occidentale. Vedere un futuro prossimo attraverso opportunità di lavoro e sviluppo, è diventato possibile per Galal e per altri ragazzi come lui, con la consapevolezza di scegliere un’alternativa alla migrazione irregolare così diffusa in questa regione per la totale mancanza di risorse e di possibilità di costruirsi un avvenire. Il primo passo di StopTratta per creare consapevolezza sui rischi del viaggio attraverso i paesi africani e per mare alla volta dell’Europa, è proprio l’attività di sensibilizzazione per informare le comunità coinvolte sui rischi della tratta, sui pericoli che incontreranno sul cammino e sulle difficoltà che incontreranno nei paesi di arrivo. La maggior parte di loro non è consapevole del “business dei migranti”. Informare attraverso i rappresentanti istituzionali, i leader religiosi e amministrativi, con il supporto degli insegnati e delle diocesi, attraverso eventi dedicati, annunci radiofonici o stampa di materiale informativo, è proprio il punto di partenza. Il racconto di chi è ritornato dopo esperienze di emarginazione e sfruttamento all’estero o di chi non ce l’ha fatta e ha subito violenze durante il viaggio, sono di supporto all’attività informativa.
In più di 3 anni di attività Vis e Missioni Don Bosco, uniti nelle azioni sul campo per informare e creare sviluppo e concrete opportunità per migliaia di giovani, ha individuato in 5 paesi dell’Africa subsahariana le aree più sensibili e più bisognose di un intervento immediato per dare consapevolezza e formare al lavoro ragazze e ragazzi, giovani donne e uomini volenterosi, coltivando i loro talenti e orientando la loro formazione al mercato del lavoro locale. Sono stati quasi 470.000 i giovani formati al lavoro, con opportunità occupazionali concrete in particolare per 200.880 ragazzi e ragazze.
E, prima ancora, la fase di sensibilizzazione che è poi proseguita nel tempo, ha creato consapevolezza e informato in maniera mirata sui rischi della migrazione irregolare 827.155 tra minori e giovani, oltre al supporto dato dalla diffusione di materiale informativo in tante comunità del Senegal, del Ghana, dell’Etiopia, e poi della Nigeria e del Mali.

Tutto è partito da un’esigenza molto forte. La necessità di aiutare i più giovani non solo con i tradizionali canali progettuali ma con una prossimità e un intervento che potessero cambiare nell’immediato la vita di centinaia, migliaia di ragazzi e ragazze, segnando fin da subito le scelte per il loro futuro.

Così, dopo l’appello di padre Perin, missionario salesiano da anni impegnato a creare opportunità per i bambini, i giovani e le loro famiglie in Etiopia, è sembrato quasi naturale unire le forze e lavorare insieme per un unico obiettivo per noi di Missioni Don Bosco e VIS. Stop Tratta è nata così, da questo desiderio profondo di fare informazione e sensibilizzare i nuclei familiari e i giovani in partenza sui rischi che costano torture, violenze e stupri, se non addirittura la vita. Informare per operare una scelta consapevole.

E spesso ci arrivano gli aiuti sul campo! Come in Nigeria, per esempio, dove in seno ai raduni dei giovani delle parrocchie e delle associazioni giovanili, molti ragazzi hanno dato la loro disponibilità a farsi ambasciatori della campagna, svolgendo attività di volontariato e sensibilizzazione nei villaggi.

Presto ci siamo resi conto quanto i bambini profughi, migranti e sfollati siano categorie particolarmente vulnerabili alla tratta. Sia che stiano scappando da guerre o violenze o che siano alla ricerca di migliori opportunità di formazione o sostentamento, un numero esiguo di bambini e ragazzi trova strade per spostarsi regolarmente e in sicurezza con le loro famiglie. Questo aumenta le probabilità che i minori e i membri delle loro famiglie utilizzino percorsi irregolari e più pericolosi o che i bambini si spostino da soli, fattore che li rende facilmente vittime di violenze, abusi e sfruttamento da parte di trafficanti.
I più piccoli, i giovani in difficoltà e indifesi sono parte della nostra opera e con Stop Tratta vogliamo supportare le famiglie pronte a spezzare le proprie radici per mettersi in cammino verso un futuro incerto e costellato di violenze e insicurezza, per piantare un seme di speranza e opportunità nella loro terra. Per loro e per tutelare i minori, informarli prima di partire, stare al loro fianco nei paesi dove sembra troppe volte inutile provare a crescere e provare a sognare un futuro.

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